Storia

Lo studio, condotto sulla scorta di documenti archivistici inediti, traccia un breve profilo storico-artistico della Chiesa parrocchiale di Maria Ausiliatrice, già Villa del Monastero di santa Maria del Cancelliere, eretta alla fine del Settecento su un preesistente baglio nell’amena Piana dei Colli, luogo tra i preferiti dai nobili palermitani per costruirvi le proprie dimore di villeggiatura.

A patrocinarne la costruzione furono le agiate monache del monastero di Santa Maria del Cancelliere, il Presidente della Real Gran Corte Stafano Ajroldi e Stefano Sammartino dei Duchi di Montalbo, i quali affidarono i lavori di progettazione al sacerdote e architetto Giovan Battista Bruno, la decorazione a grottesche delle pareti interne ai fratelli Epifanio ed Eugenio Fumagalli e le pale d’altare a Giuseppe Crestadoro, allievo di Vito D’Anna.

Il libricino, maneggevole e dalla preziosa veste tipografica, contiene numerose immagini degli interni e particolari dei lacunari della volta. Alla fine una puntuale bibliografia e un glossario.

SECOLI DI STORIA DEL QUARTIERE SAN POLO/SCANNASERPI

  1. LA PIANA DEI COLLI ALLA FINE DEL SETTECENTO

“…4 maggio 1775, giovedì. Dalle nobili signore del monastero del Cancelliere fu preso possesso della loro villa novella alliColli, nella contrada di San Polo e Scannaserpi. Costa questa villa di un ampio parco di sei salme e mezza di terreni, coronato di alte mura, che ne formano la clausura, con in mezzo una nobile casena, la medesima, ch’era di Don Cristoforo di Maggio, che la tramandò per vendizione alle monache. Fra il giro giusto di un anno ne fu cominciata la fabbrica, continuata e compiuta: opera questa che fa vedere la possanza delli monasteri di Palermo. Papa Clemente XIV Ganganelli gliene concesse facoltà.”

Questo breve passaggio è tratto dal “Diario Palermitano”, prezioso resoconto dei fatti avvenuti nel capoluogo siciliano tra il 1745 e il 1802 e compilato dal noto erudito Francesco Maria Emanuele e Gaetani Marchese di Villabianca.


Siamo sul finire del XVIII secolo, un momento in cui la città di Palermo vive uno dei periodi di maggiore espansione dei suoi confini extra moenia, secondo un processo di “urbanizzazione della campagna” iniziato già dal secolo precedente e incoraggiato negli ultimi decenni del Settecento dal miglioramento delle condizioni di sicurezza del Regno.
A rappresentare una delle direttrici privilegiate di questa espansione, insieme a Bagheria e Mezzomonreale, è la Piana dei Colli, “una delle amene campagne della città dalla parte settentrionale, sparsa di deliziose ville, e di magnifiche case di campagna di diversi nobili e persone facoltose, che vanno a villeggiarsi nelle due stagioni della primavera e dell’autunno”. La costruzione della Villa si inserisce a pieno in questo clima di grande fervore edilizio: fu fatta innalzare infatti a partire dal 1775 dalle benedettine di Santa Maria del Cancelliere.

2. LA COSTRUZIONE DELLA VILLA ATTRAVERSO I DOCUMENTI D’ARCHIVIO

     Il convento di campagna, eretto su un nucleo originario costituito da una “casena con giardino e terre scapole“, viene destinato, come si è già detto, alla villeggiatura delle religiose benedettine che qui trovavano “bell’agio nelle fiorite stagioni” (Villabianca): monache facoltose, non dimentichiamolo, che finanziarono i lavori non solo <<ex introitibus annualibuscaseni>>, attraverso cioè introiti annuali che pervenivano al monastero dalle proprietà sparse sia in città che in campagna, ma anche <<pro computo dotium>>, cioè dalle doti che ogni religiosa portava con sè al momento del proprio ingresso in monastero per la professione perpetua. Si trattava di beni di una certa consistenza, ma che rappresentavano solo una parte di patrimoni ben più ampi che le nobili famiglie da cui provenivano (conformandosi a un istituto nato in Spagna nel XVI secolo e detto “del maggiorascato”), trasmettevano per intero al figlio maggiore, onde evitare il frazionamento delle sostanze tra i diversi figli e dunque un indebolimento in termini oltre che economici anche di prestigio sociale. Agli altri figli maschi (i cadetti) non restava che intraprendere la carriera militare o ecclesiastica, mentre alle femmine si apriva ua vita di ritiro in un monastero, di cui spesso assumevano il ruolo di badessa, a conferma del prestigio di provenienza”.


Per la costruzione della chiesa della Villa bisognerà però attendere alcuni anni, sui quali è adesso possibile fare luce grazie al rinvenimento presso l’Archivio di Stato di Palermo di un’ampia documentazione costituita, oltre che dai contratti di pagamento, dalle stesse Relazioni e Capitoli dei lavori: fonti fino ad ora inedite attraverso le quali si è potuto fornire un quadro più dettagliato delle circostanze che portarono all’edificazione del complesso e conoscerne meglio i protagonisti.

3. IL COMPLESSO DELLA PIA VILLA DEL CANCELLIERE NEGLI ULTIMI DUE SECOLI

Nel 1866, con la soppressione delle corporazioni religiose, il convento passa al Demanio Statale e nel 1887, dopo essere stato assegnato all’Ospedale Militare (1871), viene adibito a convalescenziario”. MOLTO PROBABILMENTE nel 1929 il concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano lo restituì all’autorità ecclesiastica; il 28 agosto 1936 il card. Luigi Lavitrano riapre la chiesa al culto, erigendola a parrocchia (in ausilio a quelle vicine di Resuttana e di S. Lucia al Borgo) e affidandola ai salesiani del vicino Istituto Don Bosco. Primo Parroco fu nominato Francesco Lauria, che era stato per molti anni vicario cooperatore: la Parrocchia contava allora, dal censimento del 1936, poco più di tremila abitanti (3242).


Nel 1944 le Figlie di Maria Ausiliatrice si insediano nell’attiguo convento che viene sottoposto a partire dal 1957 a un radicale intervento di restauro e di ampliamento su preesistenze di cui resta testimonianza soltanto in alcune foto dell’epoca e tratte dall’archivio della scuola materna ed elementare.

Nel 1988 il Parroco Don Nunzio Barcellona affida a Francesco Guglielmino il restauro degli interni della Chiesa, concluso un anno più tardi e consistito principalmente nella chiusura delle lesioni, nel rifacimento delle parti mancanti e nel ravvivamento dei colori delle superfici dipinte; in tempi più recenti sono state eliminate scrostature e scoloriture causate dalle infiltrazioni di umidità; si è provveduto inoltre alla ripavimentazione della chiesa e alla sostituzione delle vecchie panche. Nel 2004 sono stati collocati il nuovo altare, l’ambone e il fonte battesimale, tutti in marmo bianco di Carrara ed è stato ridipinto il prospetto principale della chiesa.

Il 31 agosto 2006 le Figlie di Maria Ausiliatrice lasciano l’Istituto (gestito dal 1944) e con esso chiude anche l’Oratorio e tutte le sue attività.
A settembre di un anno dopo anche i salesiani lasciano la Parrocchia. L’attuale parroco è Don Sebastiano D’Anna.